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I merli ghibellini di Palazzo Marescotti (Inferno X. 85-86)
Una delle credenze più antiche e suggestive che i nostri antenati ci hanno lasciato è quella dei merli ghibellini di Palazzo Marescotti, che mio babbo mi raccontava quando ero bambino, mentre giocavo davanti al magazzino di legnaiolo che aveva in vicolo dei Percennesi.
Per l’esattezza, la leggenda l’aveva raccontata per primo, a tutte le persone che conosceva, l’allora anziano discendente del Conte Beccarini Crescenzi, eroe della battaglia di Montaperti, combattuta il 4 settembre 1260, che ponendosi al centro del vicolo indicava il tetto del retro del Palazzo Chigi Saracini e ripeteva che lassù nascosti c’erano tanti merli ghibellini per quanti figli del Conte Marescotti erano caduti in quella antichissima battaglia. Col tempo seppi che i merli ghibellini avevano il coronamento a coda di rondine e quelli guelfi orizzontale e che qualche anno dopo la vittoriosa battaglia di Montaperti ci fu la sconfitta di Colle Val d’Elsa e poi la presa del governo da parte dei guelfi e, a partire dall’anno 1269, fu ordinata l’eliminazione da tutti i palazzi di Siena e del suo contado di ogni forma di merlo ghibellino.
Tornando alla leggenda, il vecchio Conte Marescotti non gradì questa decisione e da fiero ghibellino, camuffò in ogni modo i merli del suo palazzo in modo che divenissero guelfi senza però distruggerli. Così si dice che un numero di merli pari a quello dei figli, caduti nel terribile scontro, furono nascosti da un muro esterno che li nascondesse alla vista dei palazzi adiacenti, ma lui poteva continuare a vederli dalla finestra della sua camera e ogni sera prima di addormentarsi li contava chiamandoli per nome, sperando sempre di vederli trasformarsi nei visi che amava, di ritorno alla casa paterna. I figli sicuramente non tornarono più a casa, tre secoli dopo la casata si estinse,
il palazzo fu comprato dai nobili Piccolomini, poi passato nel secolo XVIII ai Saracini e infine ai Chigi, il palazzo subì rimaneggiamenti, aggiunte e modifiche ma stranamente quella parte dove si trovavano i merli non venne mai modificata.
Se ciò che dice il racconto, o meglio la leggenda, sia vero o no, non ci è dato sapere, certo è che negli anni ‘80 raccontai la leggenda al Sovrintendente di Palazzo Chigi Saracini e successivamente furono tolti alcuni tamponamenti ai merli nel lato del palazzo che si affaccia su via dei Percennesi, dove oggi appaiono in tutta la loro bellezza.

Non sapremo mai se il Conte Marescotti dal cielo potrà vedere il suo palazzo, ma a noi piace pensare che ogni tanto passi vicino a quei merli e li chiami per nome.
“Ond’io a lui : <<Lo strazio e ‘l grande scempio
che fece l’Arbia colorata in rosso,
tal orazion fa far nel nostro tempio>>.
(Inf. X. 85-87)
Vincenzo Castelli |
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